lunedì 22 novembre 2010

Ti aspetterò - Racconto

Un'amore un'po dark.

Stava guardando più lontano, oltre il sole che andava al riposo, lasciando dietro di sé onde di rosso sulle nuvole.
Eccola! La luna. E' questa che stava aspettando, per lei era come frammento dei sogni passati, scomparsi quando lui è andato via. La luna. Come una carezza sul viso che non potrà più ricevere, come tenerezza di suo sguardo che non appoggerà più sulle labbra mai baciate. La luna. Come una parte di lui rimasta contro volontà al suo fianco. Se potrebbe l'avrebbe portato via dal celo solo per non rimanere niente che potrebbe mai richiamare al mente la sua breve esistenza. Perché anche se hanno passato anni insieme, per lei era solo un'attimo, che si ha finito troppo presto. Lei aveva ancora bisogno di lui, delle sue mani così fredde che la congelavano anche da lontano, senza essere mai toccata da esse. Aveva bisogno dei suoi occhi che cambiavano colore in una lampo finché diventavano neri come la notte senza una stella. E le sue labbra che illuminavano spesso di rosso sangue.
Ogni notte sogna la sua voce profonda che pronuncia il suo nome. E' l'unica cosa che lei aspetta durante il giorno, quella luce bianca che la culla dolcemente facendola addormentare sopraffatta dai ricordi di lui. E' possibile che è riuscito a portare via tutto, lasciandola solo con gli quadri disegnati nella sua mente quali lei richiama spesso dalla sua memoria? Tutto che potrebbe mai stato toccato da lui è scomparso, come per la magia. Come fosse lui non voleva rimanere per lei neanche impronta del suo dito sul qualche oggetto. Non ha lasciato niente a parte del vuoto e ricordi sempre più annebbiati. Si ricorda ancora quando l'ha detto: "Ti avrei tradita, lo sai". Lo sapeva. C'era questa parte di lui che non potrebbe mai cambiare, la sua natura, feroce e affamata. Fonte della sua tristezza e passione nello stesso tempo. Questo bisogno che scorreva sempre nel corpo di lui l'avrebbe portato a tradirla. Ma non un tradimento così, perché lei non era abbastanza, lo era! Solo che non avrebbe potuto mai sfamarlo. "Lo sai che non potresti essere felice con me" - questo non era vero. Lei era felice anche se poteva solo vederlo, non l'aveva paura ne nessun timore quando lui era vicino, sapeva come era sacra negli suoi occhi. Ogni suo respiro era sacro. Diceva: "Sei come una dea per me, ricordo di te rimarrà con me per l'eternità, ma non chiedermi mai di restare, permettimi solo di amarti". Non poteva dire di no. A lui non negherebbe niente, ma lui non voleva nient'altro che guardarla e memorizzarla.
Ogni tanto chiedeva a lui chi è, perché è così, ma lui la diceva che era un strano, inspiegabile bisogno di cambiare a diventare così. Non voleva dirla niente più al riguardo. E solo suo sguardo la faceva capire che lei doveva rimanere pura, non toccata da nessun pensiero affamato che risplendeva da ogni sua cellula. Ultima volta che lo ha visto era diverso, pallido e lento in ogni passo avvicinandosi a lei, sembrava arreso e indifeso, come fosse un uccello ferito. Avrebbe giurato che ha visto le lacrime negli suoi occhi, ma non era possibile, si sbagliava.Ha detto: "Addio" ed è scomparso nella nebbia che veniva e andava con lui.
Non ha rimasto niente dietro di sé, nessun segno della sua esistenza. Ma in lei cresceva bisogno, bisogno di diventare come lui, di tradire ogni promessa che l'ha fatta. Bisogno di rivederlo ad ogni costo.
Quando quel bisogno diventava insopportabile nutriva le sue labbra assettate di sensazioni. Le nutriva con sapore di pelle, di sangue, di ogni lacrima persa. Sperava che la sua fame lo avrebbe riportato da lei, era sicura che lui l'ha sentiva anche se era sull'altro confine del mondo.
"Perché lo hai fatto?"
E' tornato. Per lei. E' tornato da sua dea, da suo l'amore.
"Perché mi fai questo?"
Ma lei sapeva solo una cosa. Che non poteva lasciarlo andare via di nuovo. Lo rifarebbe ogni volta al suono di suo voce che dice: "Addio".

martedì 16 novembre 2010

Il mio mondo - Racconto

Si come ultimamente a me mi mancano le forze e sono un'po giù di morale, un racconto sul una persona molto speciale e coraggiosa. Un'po per autosuggestione.
Buona lettura e buona sera a tutti.

-Mi hanno detto che la cureranno. Allora perché non lo hanno fatto?
-Amore, calmati. Andrà tutto bene, ci riproveremo sempre. Importante che abbiamo speranza. Troveremo la soluzione.
-Ma io non sopporto più vederla così!
Mamma e papà stanno litigando di nuovo. Ed è colpa mia. La speranza. Mi vogliono sana, normale. Ma io sono così, perché non riescono a capire che ho bisogno di loro non della speranza? Se solo potrei riuscire a farli vedere il mio mondo, magari potrebbero amarmi così come sono.
-Ma guarda qua! Basta! Non sopporto più tutti i mobili sistemati come sul catalogo, pure in frigorifero è tutto come sulle foto di supermercato. E se mi dimentico e metto per esempio formaggio in un'altro posto?
-Ma importante che sta bene, resto sono solo le piccolezze.
-Ma lei non sta bene!
-E poi lo facciamo per lei, per aiutarla a vivere normale.
-Questa non è una vita normale. Ne la nostra, ne la sua.
-Che vuoi dire? Non pensi di...
-Sì invece. Penso che sarà la soluzione migliore.
-Lidia! Questa è la nostra figlia, non la possiamo abbandonare così!
-Non la abbandoneremo, continueremo a cercare qualcuno che la aiuta. Ma lì avrà una cura quale la serve.
-A lei servono genitori!
-Io non posso più. Mi dispiace.
Allora, hanno deciso. Mi manderanno via. Sono un peso troppo grande per loro. Specialmente per mamma. Sarò forte. Se vogliono che vado lì, ci andrò.
Ieri hanno telefonato dal istituto. C'è posto per me. Mamma mi ha preparato la valigia. Lo sentita piangere tutta la notte. Lo so che deve essere così. Ho paura però, oltre i miei genitori non c'era mai nessuno e adesso sarò lì senza di loro, tutto nuovo, persone nuove. Dovrò imparare tutto da capo.
Pronti. Dobbiamo andare. Papà ha lavato la macchina stanotte, si sente ancora profumi di diversi detersivi che si mischiano con nauseante odore di benzina. Nessuno dice niente. Ho perfino paura di domandare se è ancora lontano per non spezzare il silenzio. Non voglio che con qualunque parola andrà via il pace che regna adesso, un'attimo senza le lacrime.
Ogni tanto non so più che cosa vorrei davvero. Guarire e vivere come tutti i altri o restare semplicemente così come sono, nel mondo che conosco. E' possibile che non ho paura? Siamo quasi arrivati. Da adesso sarà tutto diverso. Tutto...
-Alba, vieni. Ti porterò nella tua stanza. So che ti puoi sentire spaventata ma piano piano ti abituerai. Gli tuoi genitori hanno detto che non avevi difficoltà a casa. Ci riuscirai anche qua. Avevi anche studiato, non è vero?
-Sì. Mamma ordinava tutti materiali, non so da dove.
Non ti preoccupare di questo. Vedi, anche qui si studia, poi vedrai. Prendi tutto tempo che vuoi, quando ti sentirai pronta dimmelo così ti organizzerò tutto.
-Grazie. Vorrei cominciare più presto possibile.
-Ma perché? Bé, sicuramente hai le tue ragioni. Cominceremo domani mattina. Verrò a svegliarti e ti spiego tutto con calma. Adesso riposa. Se ti serve qualcosa ci sta la campanella vicino al letto sulla destra.
-Ok. Ho capito. Grazie e buonanotte.
Se ne andata. Per fortuna già domani posso ricominciare studi. Mamma sarà fiera che non mi sono lasciata andare. Sarà fiera di me.

Cari mamma e papà,
quando siete venuti l'ultima volta a trovarmi, vi ho promesso una sorpresa. Eccola!
Mamma, ti ho sentito parlare con il mio dottore, so che hanno trovato delle possibilità per curarmi. Sono contenta. Vorrei così tanto poter vedervi. Adesso so più cose. Qua ci tengono a insegnare a tutti come vivere possibilmente normale e come sviluppare le potenzialità. Mi hanno detto che ho grande futuro d'avanti. Sono pronta mamma, ho forza. Ti ricordi quando mi hai detto che le cose più belle del mondo sono io e quando sorge il sole? Hai anche detto che queste due ti danno forza di andare sempre d'avanti anche se tutto sembra mettersi contro di te.
Anch'io ce l'ho qualcosa così bello, a te e a papà. Voi siete la mia fonte di forza. Adoro ricordo di  battito del tuo cuore, come le tue mani odoravano di camomilla e come sentivo le tue ciglia sulla mia faccia quando mi abbracciavi. O odore di caffè quando papà mi baciava sulla guancia, quando usciva al lavoro e suo profumo, da anni sempre uguale. Le sue mani che col tempo diventavano sempre più ruvidi.
Queste sono le cose che mi danno la volontà. Le vostre facce, anche se non le ho mai visto con gli miei occhi, so come è fatto ogni singolo particolare di esse.
Gli miei occhi vedono solo il buio, ma ho imparato a vedere oltre. Una volta vorrei poterti raccontare come è bello il mio mondo che tu non puoi vedere, oltre il buio che vedono gli miei occhi.

Alba ha avute tante operazioni che dovevano ridare a lei la vista quale ha perso quando aveva tre anni, senza risultati positivi. Comunque continuò a vivere e studiare nel istituto. Ha imparato come funzionare nel mondo ancora poco adatto per le persone ceche. Dopo che ha compiuto diciotto anni è ritornata a casa sua. Ha rifiutato a subire altri operazioni, spiegando la sua decisione con una frase: Nel mio buio vedo più colori che potrei mai vedere con gli miei propri occhi.
Dopo è diventata maestra nel istituto.

lunedì 15 novembre 2010

Che giornata

Oggi vi ho messo tre nuovi racconti.
Spero che vi piaceranno. Li troverete in archivio del Blog.
Buona lettura e buona giornata a tutti.

Punto di vista - Racconto

Storia  di un matrimonio visto in due modi diversi.
Buona lettura.

E vissero felici e contenti.
Ma chi ha inventato questa? Lui, lui è come una macchina con me. Tutto che dice, che fa sembra come registrato sul un CD, come programma di un computer. Anche suoi abbracci sono meccanici, sono curiosa se è così anche con l'altre. Poco ci credo. Sorprendente come diventa un'uomo carino e colto quando entra nelle mura del ufficio. Ma pure io per qualche motivo mi sono innamorata, al'ora sì che era divertente, caldo premuroso.
Telefono. Sarà lui.
-Pronto.
-Buonasera Judi. Verrò più tardi a casa stasera, non mi aspettare con la cena.
-Cero.
Per fortuna non ho ancora cucinato. Mi farò un'insalata e nel letto.
-Buon giorno Judi.
-Sei tornato adesso?
-Sì, avevo un'po di cose da sbrigare. Ti sto aspettando giù, sto preparando il caffè.
Ecco. Un robot.
-Senti Judi. Penso che capo vuole che vado a Londra per due settimane. Ci sono problemi con indipendenti e vuole che mi occuperò di questo.
-Certo.
-Preparo le valigie. Starai bene?
-Sì, certo.
Bene. Per me può andare anche per due mesi.

E' passata una settimana da quando è andato. Ho visto tutti film romantici possibili, ho mangiato nel letto, non mi sono truccata  neanche una volta e mi alzo sempre dopo mezzogiorno. Mi sento da Dio! Lui sicuramente sta lì divertendosi con qualche segretaria. Bene per lui.
Penso che è arrivato il momento per lasciarci. Non abbiamo i bambini, non sarà doloroso per nessuno. Potrò andare al lavoro, vivere come voglio io, senza una macchina a canto nel letto. Ho deciso.

Ed è andata. Mi ha dato divorzio come niente fosse. Ecco come ci teneva a me, meglio così. A casa non ho rimasto niente di mio. Appartamento vicino gli miei genitori aspetta solo che ritiro le chiavi. Finalmente.

Ho un lavoro che mi piace e sembra che sono anche brava, perché arrivano sempre più persone che vogliono qualcosa fatto da me. Sono contenta che le mie idee piacono.
Chi sa che cosa fa il mio ex marito robot. Almeno adesso non devo continuamente sentire questa canzone di suo cantante preferito ogni mattina.
Adesso posso fare quello che voglio e quando voglio.


Oddio venire qua. Devo diventare un'altro in questo lavoro. Sorriso, calma. Avrei migliaia di idee diverse di come passare il tempo se non dovrei lavorare così tanto, ultimamente mi danno pure extra. Devo chiamare a Judi. Mia dolce Judi.
-Pronto.
-Buona sera Judi.
Ultimamente sempre più spesso non torno per la cena a casa. Magari quello è il motivo per quale lei è un'po più fredda nel miei confronti. Mi sa che non ce la farò a finire tutto questo fino domani mattina.
Come vorrei stare adesso nel letto vicino a mia Judi.

Sono esausto. Judi dorme ancora. La preparo il caffè e vado a svegliarla. Come la dirò che devo andare via a Londra per due settimane? Già sono più che poco a casa con lei.

Ha detto solo: certo. Penso che è rimasta male.

Darei tutto per stare  con lei adesso. E' passata una settimana ed io mi sento come forse passati due anni. Mi manca.


Ed è andata. L'ha voluto lei il divorzio. Non cercavo neanche di fermarla. So che era infelice. Magari così sarà meglio per lei.

Ho sentito che ha un buon lavoro. Fa vestiti per i bambini, era sempre brava a farli. Sicuramente adesso è felice. Ma c'è una cosa che ha rimasto qua, il CD con la nostra canzone. C'era nella radio quando l'ho vista per la prima volta. Da quel giorno la sento ogni mattina.

Sogno - Racconto

Illogico sogno e sorprendente reale. E' fenomenale sensazione di surrealismo quando apre gli occhi.
Tutto questo è autentico! Sì! Ce la fatta!
Ha volato sotto le stelle, sentiva il vento così soffice sul corpo tremante. Si sentiva minuscolo e contemporaneamente senza restrizioni, come brado di cavalli. Sembrava consunto quando fermandosi per piccola pausa ha visto il suo viso rispecchiato dalla tavola d'acqua, ferma e luccicante. Ma non lo importava niente. Potrebbe continuare ancora e ancora, anche se dovrebbe svenire dal affaticamento. Niente aveva l'importanza. Solo sentire ancora, più a lungo che si può, questa sensazione di libertà assoluta. Anche se un domani questo sogno svanirà, quel momento sarà scolpito nella sua memoria finché il respiro non svanirà e non porterà via quel'anima che adesso lo sta alzando da terra.
Lassù tutto ha un sapore diverso. Aria non sembra più solo fredda ma dolce, odori si mischiano con il buio notturno. La sintonia di tutti i sensi. Si sentiva come una parte d'opera d'arte. Pareva che anche restando così nel'eternità non sarebbe soddisfatto neanche un'po. Da adesso ogni singola volta che si fermerà la mancherà anche finta illusione di esserci la.
Il celo di color grafite, sempre più scuro, sempre più spaventoso lo accoglieva come con le braccia aperte, sussurrando un invito per la felicità interminabile. Mandava via in fretta inaspettata consapevolezza di sognare, stava soltanto sognando.
Un sogno illogico e sorprendente reale.

Vittima - Racconto

Vi presento un racconto basato sulla storia vera. Di una ragazza che ha messo sulla prova la propria forza e volontà.
Buona lettura.

-Perché io?
-Perché sei una preda facile. Sei una vittima.
-Non è vero. Ho superato tutti gli ostacoli, ho sconfitto ogni problema  che si ha mai presentato. Non sono una vittima!
-Non hai ne sconfitto ne superato niente! Sei debole, tutta questa forza che credi di avere è solo un illusione! Non capisci? Hai sofferto è hai sempre chiuso tutto dentro e adesso sei debole, fragile. Perché dovresti sopportare tutto ciò? E poi sono sicura che arriverà di più, più violente, più distruttivo. Non ce la farai! Arrenditi!
-Magari sì. Magari hai ragione. Magari dovrei cedere. Che devo fare?
-Finisci tutto!
-Sì...
-Hai visto che bella? Rosso di sangue, colore più bello del mondo. Sangue, questa è la tua liberazione.
-Ma non succede niente. Sono ancora qua.
-Fa niente. Benda il braccio. Riproveremo.
-Adesso devo uscire vedermi con gli amici. Sarà bello.
-Ma no! Che c'è di bello in questo? Che devi fare finta di niente? Incollare falso sorriso sulla tua faccia? Loro non ti capiscono! Stanno la, tutti carini e sorridenti mentre tu soffri! Resta qua.
-E' vero... Magari andrò a dormire.
-No. Ti faccio vedere un paio di cose.
-Perché mi fai questo? Perché tutti questi pensieri? Mi fai sentire abbandonata, triste.
-Perché ti voglio far vedere che non rinunci a niente semi ascolti. La vita non ha senso se deve essere così!
-La vita non ha senso...

Oggi mi hanno portato dalla dottoressa. Ha detto che è grave, che devo restare in clinica, che devo prendere le pillole, che sono pericolosa per me stessa. Mi hanno dato qualcosa. Ma tu hai detto che sono una vittima, non un pericolo. Ma dove sei? Perché sei zitta? Mi sembra di avere vuoto nella testa. Non mi riconosco. Non riconosco niente! Ma dove sono? Perché faccio fatica a ricordare? Che cosa mi succede?
Sembra che ogni mia lacrima ha temperatura di ebollizione. Ma non fa male. Non fa niente. Non sento assolutamente niente. Non mi ricordo neanche perché piango. Dovrei? Lei ha voluto che non fosse così. Mio corpo trema, mio corpo sente freddo. Ma perché? Fa almeno trenta gradi oggi.
Tutti mi guardano in modo strano- Ma che ci faccio qui? Oddio fatto che gli miei pensieri scomparono come segni di piedi risciacquate dalle onde sulla spiaggia. Perché lei ha voluto di togliermi tutti i sentimenti? E' possibile che con così poco ci è riuscita?
Se forse prima farei meglio, non mi troverei adesso qua, così... Vuota, senza emozioni, passioni, quasi senza l'anima.
Pensieri che passano per la testa come fulmini. Spogliate di senso, derubate di qualunque significato, dimenticate in nanosecondo dopo che sono apparse.
Mi sorprende che mi ricordo ancora come si parla. Almeno per questo ho diritto, anche se non mi ricordo più con chi e di che cosa ho parlato.
Mi hanno detto che mi cureranno non che cambieranno mio corpo nella massa stabile che si muove dove dovrebbe essere diretta.
E se nessuno mi direbbe di alzarsi, lo farei? Mi ricorderei di mangiare, visto che non sento mai fame?
Sorrido quando vedo che qualcuno sorride, faccio la faccia preoccupata quando vedo qualcuno piangere. Così nessuno si renderà conto che sono solo un corpo e che non sono neanche sicura se le mie reazioni fosse giuste.
Per la verità, quali sono sensazioni che dovrei avere? Perché io non c'è l'ho nessuna! Non sento un'bel niente! Dovrei essere almeno arrabbiata, giusto? Allora, perché non lo sono?
Basta! Voglio sentire, voglio essere me, voglio soffrire ed essere felice se possibile.
Ce la faccio da sola, sono forte. E' solo questione di scelta. Voglio riconoscere mia faccia nello specchio, voglio ricordare che cosa ho sognato e quale sapore l'aveva colazione a mattina. Mi curerò da sola, ce la faccio. E' solo... questione di scelta. Combatterò me stessa, se sarò obbligata, e vincerò.

Non riesco a smettere di piangere appena chiudo la porta di mia stanza, non dormo quasi più, sorrido solo quando altri sorridono, sono triste, infelice e ho solo un pensiero: vedere la mia vita scorrere via. Ma combatterò me stessa, combatterò. Nessuno mai saprà che cosa sento. Sarò sana, sorridente. Non voglio più essere chiusa nel corpo vuoto. Manderò via ogni pensiero che potrebbe mai rivelare a qualcuno che c'è qualcosa che non va in me. Perché io non sono malata, sono solo stanca, sola debole. Sono continuamente, senza un interruzione,  disperatamente triste. Nessuno mai lo saprà.

Ho ancora attacchi di crisi. Piango senza nessun motivo. Grido e sbatto tutto che incontro. Ma combatto. Non la farò mai tornare!
Non sono una vittima!

lunedì 8 novembre 2010

Le lettere - racconto

Per voi un nuovo racconto. Scusatemi per la grammatica ma non scrivo ancora tanto bene l'italiano. Però sto studiando, spero di migliorare e fare meno sbagli.
Buona lettura.

Cara Mia.

Io e Natasha abbiamo di nuovo litigato. Non so più che fare. Sembra che mi vuole mettere a parte di tutto questo che fa. Magari è solo perché è molto emozionata a causa delle opportunità che ha avuto. Gli suoi sogni si stanno avverando. Magari col tempo tutto si aggiusterà. Emanuela cerca di calmarmi, mi ha detto che devo capire, che Natasha adesso è molto stressata e che poi ritornerà come era prima. Ma prima era uguale.. Sai, sorellina, se magari Natasha sarebbe come Emanuela sarebbe tutto più facile. Sono come acqua e fuoco, due persone talmente diverse. Ti ricordi quando mamma scherzava che vorrebbe che io e Manu dovremmo sposarci da grandi?
Spero che tu e Pablo state bene.
Manchi a tutti.

Cara Mia.

Non capisco che intendi per come dovrei aprire gli occhi. Guarda che so che cosa voglio. E poi non è vero che mi importa solo di bellezza di Natasha. Mi diverto con lei. Be', mi diverto anche con Emanuela, ma lei è mia amica fin da infanzia, allora non è lo stesso. Ti ricordi prima volta quando è venuta a casa nostra con suo padre? Sembrava una polpetta! Adesso è molto snella, infatti ultimamente è dimagrita molto, anche troppo.
Ma non mi hai scritto niente su di te.
Dai sorellona! Raconta che c'e!

Cara Mia.

Non ti immagini come sono contento per voi! Ho già telefonato a Emanuela e anche lei vi manda  congratulazioni. Ha detto anche che un'po ti invidia. Ho chiesto perché solo un'po, ma ha detto che non potrei capire. Be', ha ragione, perché io a voi ragazze non capisco proprio. Però secondo me aspetta ancora, come dite sempre voi, un principe azzurro
Ma torniamo a te. Quando credi di dire questo a mamma e papà? Saranno felici di sapere che diventeranno nonni. Anche se erano sempre sicuri che sarei io primo a sposarmi ed avere un figlio. Ma voi avete pensato di matrimonio? Io posso occuparmi del menù.
Statemi bene.

Cara Mia.

Quando vieni a trovarci?
Mi spieghi chi sarebbe quel ragazzo giusto per Emanuela che non sa di essere giusto? Non mi ha mai detto di nessun ragazzo e la conosco meglio di te.
Natasha invece incontrario. Da quando ha avuto quel lavoro parla solo del ragazzi. Ma non mi farò impadronire dalla gelosia.
Ma tu lo sai qualcosa che io non so  di quel principe di Emanuela? E' solo curiosità.

Cara Mia.
Il fatto che sei incinta non ti permette di offendermi! E si, Manu c'e la ancora quel orsacchiotto che ha avuto da me. Ma che centra?! Sorella, mi dispiace a dirtelo, ma stai diventando sempre più strana. Secondo me avrai una figlia, perché sei cattiva per due! Ma quando vuoi dire tutto a genitori? Sai che non sono molto bravo a mantenere segreti.
Chiamali!

Cara Mia.
Mamma piange da sta mattina, ho fatto una faccia molto sorpresa quando mi ha detto "novità" sulla tua gravidanza. Insomma, non sono sospettato di niente. Anche Emanuela è stata sul gioco. Oggi è venuta per la cena da noi, suo padre è rimasto più a lungo al lavoro. Ci siamo fatti due risate. Mi piaceva sempre come quando sorride si accende quella strana lucina negli suoi occhi. Mi prendevi sempre in giro che sono l'unico a vederla. Ho notato però che aveva troppo trucco sulla faccia. Alla fine abbiamo litigato e ho esagerato un'po perché ho detto che sembra un bastone della scopa con capelli.
Mi sa che domani dovrò trovare qualche modo per farmi perdonare. Ma lei veramente è diventata troppo secca!

Cara Mia.

Scusami che non ti ho risposto prima.
Avevi ragione, c'e qualcosa che non va con Emanuela. Giorno dopo la nostra litigata sono andato da lei in pomeriggio. Suo padre mi ha detto che non c'è. Sembrava molto stanco, quasi malato. Insomma, ci siamo messi a parlare aspettando ritorno di Emanuela. Mi ha detto che lei ha quasi smesso di mangiare parecchi mesi fa. Non si era accorto di niente perché lavorava più di solito e quasi non c'era a casa. Un giorno è tornato per pranzare insieme con lei e dopo l'ha sorpresa in bagno che cercava di sbarazzarsi di pranzo appena mangiato. Suo padre l'ha portata da dottore e da la Emanuela deve andare tutti giorni a clinica specializzata in Anoressia. Mi sento colpevole che non mi sono reso conto di niente. Infatti anche a cena da noi non ha toccato niente, ha detto che non aveva fame. Manu era arrabbiata con padre che mi ha detto della sua malattia, però dopo le ore che ho cercato di farla ragionare si ha calmata. Adesso tutti giorni dopo la scuola la faccio compagnia quando va a clinica. Sai, magari sembra un bastone della scopa, ma è sempre bella.
Tu invece, come stai?

P.S. Nella ultima lettera non ho scritto niente di Natasha , perché non c'era niente da scrivere. Ma mi sorprende perché mi hai chiesto di lei visto che non ti è mai piaciuta.

Cara Mia.

Non ti preoccupare, mi sto prendendo cura di Emanuela Lo so che ha bisogno di me. Magari è un'po sbagliato ma credo che la sua malattia ci ha avvicinato l'uno a l'altra in qualche strano modo. Mi sono reso conto di come è diventata bella, femminile. Non assomiglia a fatto quella ragazzina con quale facevamo le guerre di fango. Mi sa che sto cominciando di vedere in lei qualcuno in più di solo l'amica.
Mamma mi ha detto che hai chiamato e che vieni a casa tra un mese. Non vedo l'ora. Mi serve vederti sorellona.

Cara Mia.

Emanuela si sente meglio ed io mi sto innamorando di lei! Con Natasha è finito. Non sembrava tanto disturbata dal fatto che l'ho lasciata. Anzi, sembrava per fino contenta. Continuo a dire, ragazze sono strane.

Cara Mia.

Sono contento che ti fa ridere che ho cotta per Emanuela. Ma, ho deciso. Domani dirò a mia Emanuela che la amo!

Cara Mia.

Emanuela, mia bella Manu.
Non c'e più.

domenica 7 novembre 2010

Che giornata

Ultimamente sto passando un periodo strano, cerco di fare una buona faccia per cattivo gioco. Succede che tra la gente con quale lavori e, come me, convivi anche non si va sempre d'accordo.
Be', andiamo avanti.
Tra lavoro, lavoretti che devo fare, casa e impegni quotidiani cerco di scrivere, mi sono impegnata a mettere sulla carta una storia, diventa sempre più lunga ;)
Mentre scrivo mi vengono migliaia di idee come continuare e così pagina dopo pagina arrivano nuovo personaggi, nuove situazioni.
Con la penna in mano mi sento come in momento giusto a posto giusto.

Vi auguro una buona Domenica, io lavoro oggi... E ne avrei altre idee per come passarla :P

giovedì 4 novembre 2010

Senza titolo - Racconto

Oggi solo uno.
Qualcosa dovevo pure fare, ma non mi ricordo. Magari ho scritto da qualche parte, ma dove?
Ancora uno allora, per rinfrescare la memoria.
- Quante te ne sei già fatte?
-Che?
Mio figlio. Chi sa a chi assomiglia di più. Secondo me a lui, diamine.
-Non lo so, due. Stavo cercando qualcosa.
-Questa scusa è buona. Esco.
Meglio, cosi sarà più silenzio qua dentro. Anche se ultimamente non si sente quando è a casa. Chi sa che fa chiuso nella stanza. Mi sa che ha una ragazza. Quando sarà che sono insieme? O magari è un'altra. Non ho una buona memoria per le facce. Il nome? No, non lo so.
Un'altra non mi farà del male.
Mio figlio. Ultimamente non mi parla tanto. O magari era sempre cosi? Ma, però, una pulizia ogni tanto la potrebbe fare. Faccio io. Dopo.
Un'altra.
Quante ne sono già? E chi le conta? Che cosa dovevo fare? Mi metto un'po nel letto, ho testa pesante, troppi problemi, troppi pensieri.
Ancora una, facciamo due, così riposerò meglio.
-Mamma! Mamma!
-Che c'è?
-Ti sei di nuovo addormentata sul tavolo.
-Non mi ricordo...
-Questo è certo. Oggi era un giorno importante per me, non sei venuta.
-Non mi ricordavo che dovevo uscire. Che occasione era?
-Lasciamo stare.
Ecco. Fa sempre cosi. "lasciamo stare" - sua risposta preferita. Come irritante è questo ragazzo.
Un'altro per calmare nervi.
-Buona notte mamma!
Che bastardo, non è neanche uscito dalla stanza. Grida. E che grida a fare? Buona notte. E chi è? Bambino di cinque anni? C'e la già venti, più o meno.
Facciamo ancora una.
Dovevo pulire mi sa. Domani.
Ancora una, ultima e vado a dormire.

-Mamma, svegliati. Ti ho preparato il caffè. Io vado via. Ti ho lasciato tutto sul tavolo.
-Ok. Vai, vai.
Caffè, liscia. Non poteva farmi una volta piacere e mettere un goccio di vodka? Che cosa intendeva per: ti ho lasciato tutto sul tavolo? Di solito non lascia niente. E va bene. Facciamo questo sforzo, vediamo che cosa è. Vodka, bicchiere, lettera... Come mai la lettera? E come si permette di toccare la mia roba? Non si ha neanche impegnato più di tanto, nove righe. E questa è lettera? Una cartolina forse.

     Mamma.
     Lo sai che ti voglio bene, ma ora mai non ho più forze.
     Cercavo di aiutarti, ma trovi sempre modo per ricominciare.
     Ieri mi sono fidanzato con Natalie, non sei venuta.
     Vodka non ti permette di ricordare.
     Io e Natalie andiamo via al estero. Non credo di tornare.
     Papà ha promesso di controllare ogni tanto se stai bene.
     Ti amo mamma.
     Perdonami.

Ma chi è Natalie? E perché questo la deve venire a controllarmi? Ieri si ha fidanzato con Natalie. Va via, non tornerà...
Mi faccio un bicchiere. Così, per capire meglio.
No, non voglio. Non adesso. Dopo...

mercoledì 3 novembre 2010

Lei - racconto

Guardala. E' cresciuta bene. E' molto simile a sua madre o magari mi sbaglio. Nello stesso tempo sembra assolutamente diversa. Be', di carattere è un'altra persona. Sua madre è più..., difficile a dire, più pratica. Lei invece è delicata, poi cammina sempre tra le nuvole. Peccato che negli ultimi anni ha perso questa ingenua idea che tutti hanno qualcosa di buono, adesso ha paura di soffrire, sta sempre a parte, la ritengono asociale, però non è così. E' la paura che la spinge di evitare la gente.
Darei tutto per starla vicino, per farla sentire bene, per farla motivare ad andare sempre avanti. Ma magari lei lo sa che ci sono. Ogni tanto mi parla, specialmente quando si sente debole. Il legame tra noi è nato da quando era piccola. Il destino mi ha portato via troppo presto. Lo so che è molto simile a me e lo so che la manco. LA cosa più bella che non mi può neanche ricordare e quando parla di me, sembra che mi conosce meglio di chiunque altro che ho mai incontrato. In qualche strano modo il suo cuoricino mi ha registrato.
Lo so che sogna di me ogni tanto, so come vorrebbe poter dirmi qualcosa, portarmi da lei. Vorrei dire a lei come è stata sempre importante per me, come sono fiero di lei e come credo in lei. Vorrei dire che è lei il mio l'angelo, non io il suo. Vorrei tornare in dietro nel tempo e solo una volta, questa volta, non andare sulle montagne, una sola volta.Magari così poteri stare sempre vicino a mia nipote, potrei esserla sempre d'aiuto.
Odio vederla triste e rimpiangere tutti i momenti che non potevamo stare insieme, fatto che non poteva crescere con me a canto.
Odio le sue lacrime quando viene con la visita sulla mia tomba.
Vorrei vivere per lei...

Nel onore di Dżygit, un scalatore, morto nel anni 80. Ci manchi a tutti...

Combattere - racconto

Vorrei tanto ricordare, ma non posso. Devo essere qualcun'altro, devo essere come mi vogliono loro.
Mi dicono come vestirmi, come farmi capelli, quasi - come pensare.
Ed io, dentro di me, so che è sbagliato, ma non mi posso opporre. Devo abbassare la testa e andare avanti come cavallo con paraocchi.
Cerco di non guardarmi in torno per non vedere il mondo, per non vedere le alternative. Perché tutto questo non mi è permesso, mi fa anche paura, mi fa soffrire, mi fa sognare. Sognare, si... Solo negli sogni posso essere me, posso dire e fare quello che voglio.
Ogni tanto quando nessuno mi calcola, chiudo gli occhi e cerco di ricordare la musica che ho sentito tempo fa. Mi avvolgo nella fantasia e negli suoni che si spostano lentamente tra i pensieri. Lo so che mi guarderanno in modo sprezzante. Ma in quell'attimo sono libera. Poi dolcemente passo da i miei sogni ad occhi aperti alla veglia. So già che mi faranno dispetti, ma quando il giorno si conclude io mi chiuderò nel mio rifuggo, chiuderò la porta dietro di me e potrò per un'attimo, nel silenzio far riposare al mio cuore che piange, grida dal dolore e solitudine.
La notte è breve e sogno non mi permette di restare sveglia a lungo. Metto nel ordine le idee e poso a parte dolore e delusioni. Sotto caldo piumone trovo mio pace. Ultimo sguardo alle facce di mia piccola famiglia, per loro devo essere forte, devo nascondere dispiaceri, chiudere, sotto velo di palpebre, le lacrime che bruciano come scintille che esigono il diritto di scaturire.
Cuore - calmati. E' arrivato il momento di riposo, di sognare, di esserci sotto copertura di dolci illusioni. Si. Nel sogno posso finalmente essere me, qua nessuno mi può far del male. Qua sono al sicuro...

martedì 2 novembre 2010

Stanza bianca

Questo esercizio è di immaginare stanza completamente bianca e riempirla con diversi oggetti e descriverli.

STANZA BIANCA
Non so tanto di come arredare la stanza, ma ho sentito che per feng shui deve essere nella stanza uno specchio. Allora comincio da questo.
Uno specchio senza cornice. Non è che mi piace tanto riflesso nel esso... E' freddo e duro. Sembra l'acqua ferma.
Metto anche una sofà. Colore rosso scuro fa venire a mente dolce ciliege. Tessuto è morbido e delicato. Ha odore di nuovo.
E' arrivato momento per la poltrona in cottone nero. Colore nero è uno dei miei due preferiti, non potevo fare al meno. E' molto elegante, grande a da la sensazione di sicurezza. Cottone sembra prendere il calore del corpo. Quando mi siedo scricchiola.
C'è anche un tavolino basso. Legno di quale è fatto ha un odore meraviglioso, di foresta. La tavola è liscia e scivolosa. Già mi vedo passando le ore qua.
Nel centro della stanza - un tappeto. Pelo lungo ha colori scuri, difficili da distinguere uno ad uno. Sarà duro a pulire però. Tenero e peloso, come un peluche.
Nel angolo metto un armadio fatto di legno. Questa volta non è lucidato. Allora passando la mano si sente come è ruvido. Si sente odore di lavanda dal sacchetti profumati appesi al interno. Ci sarà abbastanza posto per gli vestiti, libri e quaderni con appunti.
Sulla parete appendo un  quadro, diciamo una bella copia di qualche quadro di mio pittore preferito. In una bella cornice argentata. Ruvidità di carta fa una sensazione curiosa sotto le dita che fa contrasto con freddezza e liscio di cornice. Ha odore di stampa che non assomiglia neanche lontanamente odore di originale. Quadri di questo artista mi fanno venire un brivido e un strano senso, ma le adoro!
Alla fine in tutta la stanza piazzo le candele di diversi colori e odori. Grande e piccole, basse e alte.
Mio lavoro qua è finito.

lunedì 1 novembre 2010

Rilassarsi

Non so quanti di voi hanno visto tigri da vicino, io le vedo ogni singolo giorno. In questi giorni le loro gabbie sono state sistemate proprio vicino di mia "casa".
Sono stata un bel po di tempo oggi a guardarli, sono un spettacolo! Hanno movimenti cosi fluenti, guardandoli uno non può fare al meno che calmarsi incantati nella loro bellezza.
Le adoro!
Se avete possibilità di vederli in futuro cercate di guardarli bene, sono animali meravigliosi.
O magari sono semplicemente io che le adoro ;)

7 colori e 7 giorni della settimana

In questo esercizio si deve assegnare un colore ad ogni giorno della settimana e descrivere che potrebbe fare una persona in quel giorno.

LUNEDI' BIANCO
Carlo ogni lunedì faceva viaggio al estero per due-tre giorni. Allora toglieva fuori tutte le lenzuola bianche che aveva, ed erano tanti, per coprire tutti gli mobili. Quando finiva quel rituale di ogni inizio della settimana, la sua casa sembrava come completamente coperta di neve.
Quasi come abbandonata. Carlo sempre odiava a farlo, si sentiva  a disagio. Lunedì bianco è sempre stato brutto giorno.

MARTEDI' NERO
Oggi è martedì, allora Marta deve preparasi per stasera. Che vuol dire scegliere gli vestiti, fare una pettinatura perfettamente liscia, le unghie ecc. Allora, vestito nero e la musica gotica dal nuovissimo CD. Con trucco Marta sembra un vampiro, è perfetto. Martedì nero è giorno di vedersi con amici, con le persone come lei. Magari tutto è nero, magari nessuno la capisce, ma solo con loro, in quel giorno Marta si sente se stessa.

MERCOLEDI' ARANCIO
Zio Nicola ha un bellissimo giardino. Tutta la famiglia ogni mercoledì va da zio per aiutarlo a raccogliere la frutta. Tutti si uniscono a mattina presto per raccogliere per prime le arance. Un'po di queste zia Carolina userà per fare la spremuta fresca. Quando hanno finito vanno a casa per godersi la colazione preparata da zia. Cornetti caldi con la marmellata e spremuta d'aranci. Delizioso!
Dopo colazione si ritorna al lavoro. La frutta è numerosa e ci vuole tanta forza durante il giorno. Però c'è sempre un pensiero che ricarica tutti, che di tutta questa frutta zia Carolina farà le marmellate, succi ecc per dolci e buonissime colazioni di ogni mercoledì - mercoledì arancio come la spremuta per colazione.

GIOVEDI' BLU
Giorgio e Luca hanno deciso che oggi è un giorno perfetto per andare sulla montagna fuori città e preparare il telescopio. Celo era bello, chiaro e blu, senza neanche una nuvola. Perciò erano sicuri che celo di notte sarà pulito.
Sono stati tutto il pomeriggio a guardare il cielo e trovando, per gioco, tutto che ha colore blu. Di notte hanno visto tante di stelle, ma hanno giudicato che divertimento più grande era di pomeriggio. Quel giorno hanno chiamato: Giovedì blu, in nome di nuovo gioco che hanno inventato.

VENERDI' ROSSO
Frank tornerà più presto stasera. Visto che ultimamente non va bene tra di noi due preparerò una sorpresa per lui. Facciamo venerdì rosso, colore della passione. Candele rosse, petali di rosa sul tavolo in torno agli piatti. Farò le peperoni farcite, suo piatto preferito. Peperoni rossi saranno perfette!
E' occasione perfetta per indossare il nuovo vestito rosso, è molto intrigante, lo piacerà, spero...
Un  venerdì rosso, il nostro venerdì.

SABATO GIALLO
Quest anno la festa dei formaggi è capitata di sabato. Anna ha deciso di andare da sola. Le strade erano piene di bancarelle con gli formaggi di diversi tipi. Quando socchiudeva gli occhi le strade diventavano le strisce gialle.
Tutto il sabato sembrava giallo, tra gli formaggi, sole, volantini della festa. Anna passava tra la gente, assaggiava formaggi quasi folleggiando.

DOMENICA VERDE
Jennifer e Samatha hanno programmato un picnic per oggi. Hanno invitato altre due amiche. Sono andate in parco, si hanno sistemate sul erba sotto l'unico Pompelmo nel parco. Vengono qua anche al inverno, Pompelmo è sempre verde, magari per questo è loro posto preferito per loro incontri. Tutto in torno era verde. Jennifer ha portato mele anche di colore verde. Una bella domenica di primavera.

Passeggiare nella pioggia...

Ieri mi è capitato di dover uscire nella piena pioggia. Poi per giunta mi sono persa, era primo giorno nella nuova città. Per lavoro le devo cambiare tante.
Una bella cosa che mi è capitata è che mi hanno regalato ombrello :) Così, "senza impegni" :P
E poi una signora, gentilissima, mi ha quasi portato a mio punto di destino. Abbiamo parlato e parlato.
Magari niente di eccezionale in generale, ma a me mi ha fatto piacere incontrare queste persone e non mi pento neanche per un momento che sono tornata tutta bagnata dai capelli fino le punte dei piedi.
Mi sono sempre piaciute cose così, magari perché spesso ho qualche a che fare con le persone meno piacevoli...
Buona giornata a tutti

Da me piove ancora :P